Una foresta per l’energia sostenibile

Anno : 2020
luogo :

Fusina, Porto Marghera – Venezia

tipo di incarico :

Concorso di Progettazione privato

esito :

Terzo classificato

committente :

Enel Produzione SpA

gruppo di progettazione :

120 grammi (Carlo Pavan, Nicola Pavan, Claudia Sartori), LAND srl, cfk architetti venezia, Fondazione Università Ca’ Foscari Venezia, Simone Antonelli

 

LA NATURA COME LANDMARK
La natura ha dimostrato la sua forte resilienza anche nelle aree più controverse di Porto Marghera conquistando gli spazi marginali dove l’uomo non è intervenuto. Se tra gli anni ’60 e ’70 l’idea di megastruttura era dimostrazione dell’ingegno dell’uomo ora, paradossalmente, il vero tema di interesse, dimostrazione di una maturata consapevolezza, è riuscire a stabile la migliore relazione con la natura.
Dal 2013 la Commissione Europea individua nelle Infrastrutture verdi una strategia per la pianificazione di aree verdi urbane e rurali multifunzionali in grado di fornire determinati benefici ambientali, sociali ed economici all’uomo, i cosiddetti servizi ecosistemici.
Riportare la natura nei nostri luoghi quotidiani si rivela dunque come una risorsa non più solo paesaggistica ma anche strutturale e funzionale alla gestione urbana e al benessere delle persone.
La congiuntura tra la grande attenzione per la qualità della vita, il benessere e la resilienza climatica della società contemporanea e la trasformazione imposta dall’emergenza della pandemia definisce un momento unico per poter sfruttare l’opportunità di ripensare il nostro modo di vivere e progettare lo spazio. È in questa luce che la proposta progettuale si materializza utilizzando la Natura come landmark
e icona di un cambio d’immagine per la transizione energetica di ENEL ed in particolare per la Centrale Andrea Palladio.
Natura che diventa infrastruttura verde e innovazione tecnologica per la resilienza climatica, l’inclusione sociale e la rigenerazione ambientale.

Il progetto si compone di tre elementi paesaggistici: la forestazione dell’area concorsuale nell’ambito della quale si prevede anche la realizzazione delle cosiddette “serre sperimentali” e luoghi di inclusione sociale (che può essere estesa all’intera area frontale con uno sviluppo in fasi), la mitigazione tramite la costruzione di una rete ecologica arbustiva che conquista gli spazi marginali, la colonizzazione che prevede del verde estensivo sotto i pannelli fotovoltaici.
Natura che ristabilisce una scala umana attraverso il positivo effetto del suo variare stagionale sulla psicologia e della regolazione climatica e ambientale sulla salute fisica.
Natura come vera e propria infrastruttura ecologica a servizio della biodiversità (elemento di connessione con aree Siti Natura 2000 (SIC e ZPS vicine) e quale elemento utile alla riduzione dell’impatto acustico.
Natura come nuova icona per la Centrale Andrea Palladio.

 

 

UN’ ARCHITETTURA APERTA
Il progetto si presenta come sperimentazione sull’uso dei suoli, da una parte estendibile all’intero sito della centrale e dall’altra aperto verso la possibilità di costituire una rete ecologica minima che si affianchi a quella infrastrutturale e guidi una complessiva trasformazione ecologica di Porto Marghera.
Questa ambizione si riflette sul layout architettonico della proposta: le architetture costruite sono poste a margine dell’area e assumono il carattere di limite, soglia degli spazi di relazione della centrale, aperti verso gli spazi pubblici della strada e delle infrastrutture ferroviarie.
Questo permette di superare il concetto di recinzione e di lavorare piuttosto sull’idea di open building. La recinzione è oggi identificata come un limite evidente, ed è caratterizzata da muri prefabbricati in calcestruzzo e rete di acciaio zincato. La discontinuità materica e la scarsa permeabilità percettiva escludono oggi qualsiasi potenziale confronto con un visitatore o passante. Il primo gesto è stato pertanto quello di ridisegnare il ruolo e le caratteristiche della recinzione.
L’edificio diventa un dispositivo strategico che si impone come soglia verde e pertanto come elemento che accoglie i fruitori, a diverso titolo, della centrale; conterrà tutte quelle funzioni di accoglienza e divulgazione che oggi sono mal distribuite all’interno della centrale, così da garantire una miglior gestione dei flussi di visita in ingresso alla centrale e aumentare la sicurezza della visita. Permette di veicolare contenuti attraverso la sua “pelle”, in un gioco di trasparenze che ospita spazi espositivi – vere e proprie vetrine dell’attività dell’azienda.
Allo stesso tempo lo spessore di questa nuova soglia costituirà una macchina sperimentale per la bonifica dei suoli di Porto Marghera: accogliendo le specie adatte alla sperimentazione e tutti quei laboratori e servizi che garantiscono la gestione di questo processo e la costruzione di ecosistema naturale.

 

 

 

 

RIGENERAZIONE E SOSTENIBILITÀ
Il progetto di restauro ecologico proposto concorrerà al recupero della salute, dell’integrità e della sostenibilità dell’ecosistema in cui insiste la centrale e avrà una importante funzione sociale. La rigenerazione verde non solo si collega alla Green Tree Strategy ma riconduce all’immagine di Marghera come città giardino, recuperando il valore storico ed estetico iniziato già dai primi del Novecento con Emilio Emmer che intendeva dar vita ad un’oasi verde tra i grigiori delle fabbriche.
Le serre di sperimentazione, che fanno parte del continuum ecologico dell’area di sviluppo, saranno in primo luogo a servizio delle comunità scientifiche locali che hanno interesse nella fitoremediation (Università, CNR, centri di ricerca) e che potranno “adottare” una serra impegnandosi nella loro gestione. Così si creerà l’opportunità di instaurare collaborazioni con imprese del settore delle bonifiche ambientali, ma anche e soprattutto con le comunità locali e le istituzioni scolastiche di diverso grado al fine di creare dei percorsi didattici utili a far conoscere ai più giovani tali tecniche e allo stesso tempo sensibilizzarli ai temi dell’ambiente. La proposta permette di costruire un “Patto di collaborazione”, che garantirebbe l’inclusione, nel percorso di cura condivisa, di una molteplicità di attori istituzionali e di cittadini desiderosi di contribuire alla cura del bene, che seppur di Enel, è inteso come bene comune.
Il progetto prevede, oltre alle “serre di sperimentazione”, la creazione di diverse aree verdi fruibili con funzione attiva sia per il disinquinamento del suolo (fitoremediation) e delle acque (fitodepurazione), sia per la riduzione delle emissioni climalteranti e degli inquinanti presenti nell’aria, sia quale “rete ecologica” e infine come elemento di riduzione dell’impatto acustico della centrale. Queste aree si distinguono in:

FRONTE ATTIVO: sequestro CO2.
Viene definito “fronte attivo” il perimetro del confine di proprietà della centrale che avrà la contemporanea funzione di delineare i varchi di invito, produrre e di permettere una riduzione dei gas climalteranti e dell’inquinamento tramite rampicanti quali l’edera, la vite canadese e il glicine che possono svolgere la purificazione dell’aria.

RIFORESTAZIONE: azione antiinquinamento.
Le specie da selezionare per l’area fruibile comprendono specie arboree, arbustive ed erbacee. In questa zona le piante avranno la principale funzione di svolgere un’azione antinquinamento contribuendo alla rimozione degli inquinanti atmosferici (NOX, SOX, O3, PM10, PM2,5) sia attraverso un’azione diretta ad opera delle foglie sia indiretta mediante la variazione dei flussi di aria. Queste specie dovranno essere di facile manutenzione ed esteticamente gradevoli. Potranno essere scelte specie autoctone quali: pioppi, aceri, Bagolaro, Frassino maggiore. Inoltre, saranno selezionate specie erbacee con azione di fitorimedio e di fitodepurazione quali: fragmite, tifa, giunco, brasca e ninfee.

CORRIDOI VERDI: rete ecologica.
Per la funzione di “rete ecologica” e quindi il miglioramento della funzionalità ambientale e della connettività e l’incremento della biodiversità locale, si sono individuate alcune possibili specie arbustive autoctone che possono anche avere la funzione di rimozione degli inquinanti atmosferici e di fitorimedio. Se ne citano alcune: bosso, sanguinella, ibisco corbezzolo e alloro.

COLONIZZAZIONE DEL PARCO FOTOVOLTAICO
Per la colonizzazione dell’area sottostante al parco fotovoltaico, si ipotizza l’utilizzo di specie erbacee-arbustive caratterizzate da una crescita vegetale ridotta e una facile gestione agronomica, in grado di svolgere anche la contemporanea funzione di fitoestrazione dei metalli. A tale scopo potrebbero essere utilizzate le felci che prediligono l’ombra.

SERRE DI SPERIMENTAZIONE: fitorimedio.
La selezione delle specie più promettenti in ambito di fitorimedio, da utilizzare nelle serre per la sperimentazione, sarà effettuata coinvolgendo gli esperti e le realtà che comparteciperanno alla manutenzione delle serre come le università e centri di ricerca sul territorio.